mercoledì 20 novembre 2013

12 dicembre 2013 - Corpo Mente Spirito

Sperando di fare cosa gradita, siete tutti invitati il 12 dicembre alle ore 20.30 presso la Casa della Musica di Cervignano del Friuli, dove si terrà la stimolante serata su "Corpo Mente Spirito". Tema che sarà affrontato da più punti di vista e attraverso tre diverse aree di "conoscienza" ed approfondimento:

Michele Moratti - Psicologo
Don Nicola Ban - Sacerdote
Roberto Potocniak - Ricercatore olistico

I relatori verranno stimolati da Loredana Marano - Umanista e da Maurizio Barut - Antroposofo. 

La moderazione è stata affidata ad Elisa Michellut - Giornalista

Serata fortemente voluta da ArCa Therapeia grazie al patrocinio del Comune di Cervignano del Friuli e la collaborazione di FareDonna.


Sarà nostra cura ricordarvi l'imminenza dell'evento qualche giorno prima della serata divulgativa.
Ogni aiuto alla divulgazione sarà gradito.


giovedì 14 novembre 2013

STORIA DI UNA SEDUTA DI PSICOMOTRICITA'

Quella che sto per raccontarvi è la storia di una seduta di pratica psicomotoria educativa e  preventiva tratta dall’esperienza trascorsa presso l’ARCA lo scorso anno (2012-2013)
I nomi sono inventati per rispettare la privacy.

“Sono le quattro e mezza, tra poco i bimbi arrivano e io sto preparando la stanza per loro.
Ecco il vocìo, stanno arrivando accompagnati chi da mamma, chi da papà, chi dai nonni.
Li sento in sala di aspetto, si cambiano in fretta e indossano i calzini antiscivolo, fremono, mi aspettano, sono carichi.
Apro la porta della stanza e li accolgo, mi vengono incontro gioiosamente, hanno tante cose da dirmi, sono impazienti. Dico loro che la stanza magica dei cuscinoni colorati è pronta proprio per loro, oggi  ho preparato una sorpresa. I loro volti si aprono in un bellissimo sorriso, la curiosità e la meraviglia dipingono i loro occhi.
Si mettono subito in fila, sanno che, per prima cosa, ci si ritrova nel luogo dei saluti.
Entrano ordinatamente  e vanno a sedersi sul tappeto del luogo dei saluti.
E’ un luogo importante dove i bimbi si sentono e vengono contattati fisicamente ed emotivamente: ognuno viene salutato con un benvenuto e chiamato col proprio nome a sottolineare la considerazione e la presa in cura della sua Persona, c’è chi “batte un cinque”, chi mi dà la mano come gli adulti, tutti personalizzano il proprio benvenuto. E’ un momento di decompressione tra ciò che hanno vissuto prima nella giornata e ciò che vivono ora nella stanza. Ciascun bimbo interviene spontaneamente e liberamente raccontando di sé o di quello che li ha toccati durante la giornata, io li accolgo e rimando loro le emozioni vissute “E’ importante per te vero quando giochi con la tua mamma?” Eh già, è proprio così”,mi risponde Paolo, si sente accolto e si siede soddisfatto.
I bambini ricordano in maniera autonoma le regole: non ci si fa male e non si fa male agli altri, ormai le hanno fatte proprie e non c’è bisogno di richiamarli a ricordarle. Con l’eperienza delle sedute precedenti, vivendo in un contesto di libertà e autonomia, hanno interiorizzato delle regole importanti di rispetto e cooperazione.
A questo punto sono impazienti, stanno investendo con lo sguardo il muro di cuscinoni che ho preparato per loro, c’è una novità: il muro è più alto del solito, ho aggiunto una difficoltà in più; “ Sembra un grattacelo” dice Martina, “E’ altissimo”gridano eccitati, “Eh si, voi siete abili e capaci nel distruggerlo “intervengo io “Si, ormai sono grande e forte guarda che muscoli!” dice Marco.
Al mio via partono e si dirigono verso il muro di cuscinoni distruggendo la torre creata per loro in un moto liberatorio dove hanno la possibilità di scaricare le loro pulsionalità motorie.
Passano poi al gioco senso-motorio, saltano sui cuscinoni, si arrampicano sulla spalliera, sperimentano ogni parte del loro corpo in un’esperienza di tipo sensoriale: si dondolano,strisciano,fanno capriole, si fanno trasportare e vengono trasportati sui drappi colorati.Escono grida di liberazione, di scariche emotive ed energetiche, si fanno sentire, chi più, chi meno ognuno col proprio ritmo, nessuno viene costretto a fare cose di cui non si sente, ognuno trova il proprio momento per saltare, rotolare, o strisciare…è un esercizio per abituarsi a con-tattarsi e sentirsi ognuno con la propria individualità.
“Guardami!” urla Martina, la guardo e le faccio semplicemente da specchio “Come sei in alto!Oggi hai scelto l’ultimo scalino!”, non c’è giudizio in queste parole ma solo un rimando e,nel contempo, c’è  presa di coscienza da parte della bambina che aveva avuto il coraggio di salire in alto nella spalliera, si sente rassicurata, ha preso coraggio, ha acquisito informazioni preziose su di se, ciò ha notevoli riflessi sulla sua autostima, è raggiante.
Piano piano la scariche motorie ed emotive si esauriscono e si sente calma e tranquillità, i bimbi passano naturalmente al gioco simbolico. Non c’è alcun materiale strutturato, ci sono solo cuscinoni morbidi e drappi colorati, la fantasia è l’ingrediente principale. Si lanciano in costruzioni fantastiche che evidenziano tutta la loro creatività, i cuscini a volte diventano case, a volte barche, a volte cavalli con carrozze, ci sono persino castelli col ponte levatoio, l’acqua del fiume che scorre sotto è rappresentata da un drappo blu per terra…la loro immaginazione non ha confini!
E’ incredibile vedere come collaborano per creare tutto ciò, c’è armonia, cooperazione, hanno imparato che non si distruggono le costruzioni degli altri e che per entrare nelle casette degli altri è necessario chiedere il permesso.
C’è Giorgia che ha bisogno di affermare la propria personalità e dice “Questo è mio  e non si  distrugge!” E’ sano perché nelle sedute precedenti cedeva tutti i suoi giochi ma rimaneva male, subiva le azioni degli altri…ora ha imparato che può essere assertiva e affermarsi ma con rispetto.
Dopo aver avuto la possibilità di distruggere, scaricare la loro pulsionalità motoria ed emotiva nella prima parte della seduta, sono ora più disponibili al contatto con l’altro in un clima di collaborazione e serenità, sono più liberi emotivamente da ciò che avevano accumulato.
Arriva il momento della storia, è una storia speciale raccontata in un modo speciale: non si ascolta passivamente la lettura di un libro ma tutti sono coinvolti , a turno, nel raccontare la storia: inizio io “C’era una volta una casa su una collina dove abitavano due bambini…” e tutti i bimbi, a turno, completano la storia facendo rivivere emozioni sentite in seduta o durante la giornata, così facendo elaborano tutti i vissuti rendendoli vivi nella storia e non rimangono intrappolati dentro loro.
“I bambini sanno che i mostri esistono, ma nelle storie imparano che si possono vincere!”
Infine arriva il momento del disegno e i bimbi aspettano pazientemente il loro foglio e condividono i pennarelli: il foglio si riempie di colori, ancora una volta esce tutta l’emotività dei bimbi su quel foglio: c’è chi dipinge il mostro che ha combattuto nella storia, ora non gli fa più paura e può rappresentarlo, c’è chi dipinge i fuochi di artificio a sottolineare l’esplosività della sua emotività e la gioia che la pervade, c’è chi dipinge la mamma che ha tenuto nel suo pensiero per tutta la seduta e che sa che ritrova alla fine dell’ora dietro quella porta che l’aspetta; ancora una volta prendono distanza dalle loro emozioni serenamente e le possono chiamare col proprio nome con consapevolezza.
E’ arrivato il momento di salutarci, c’è chi,  chiede se l’indomani sarebbe stato ancora martedì per rassicurarsi del fatto che sarebbe ritornato a fare psicomotricità, c’è chi non vuole uscire dalla stanza, sta troppo bene lì…ma le voci delle mamme che si sentono fuori lo convince, la mamma è sempre la mamma!
I bimbi escono gioiosi, felici e ciascuno ha vissuto ciò di cui aveva bisogno in quella giornata: c’è chi aveva bisogno di scaricare le tensioni, chi di  rilassarsi,  chi elaborare la paura del mostro, chi rassicurarsi,  chi acquisire autostima e consapevolezza corporea….”

Nella stanza magica e colorata dei cuscinoni ognuno ha il suo spazio e il suo tempo per vivere la sua personale esperienza guidati da un operatore esperto che sa cogliere ciò di cui hanno bisogno e il sorriso e la serenità con i quali escono dalla stanza non ha eguali…

                                                                                                                          S. D.


martedì 5 novembre 2013

Mamma Antonella racconta.

Qualche anno fa, quando ancora non ero madre, sono rimasta affascinata vedendo alcuni bambini e bambine praticare la psicomotricità preventiva in una scuola dell'infanzia. Le maestre erano entusiaste... I loro bambini e le loro bambine anche. Quando è nato il mio bambino, mi sono interessata a questa pratica per capire quali fossero i benefici e quali occasioni di crescita emotiva potesse offrire. Le risposte trovate furono tutte positive!
Così, a tre anni, mio figlio ha iniziato questo avvincente percorso che considera il movimento come un mezzo per armonizzare lo sviluppo della persona, e non un fine, e ne ha tratto giovamento: sono state prese in considerazione le sue peculiari caratteristiche e ciò lo ha aiutato a sviluppare la propria creatività, intesa come piacere di essere se stesso in mezzo agli altri, e a favorire la comunicazione-relazione, come capacità di dare e ricevere, cioè di essere soggetto riconosciuto in grado di mettersi in relazione col mondo esterno. 
Durante la settimana, prima di recarsi a psicomotricità, mi chiede insistentemente quando sarà il giorno in cui potrà vedere i suoi amici e giocare con loro sui cuscini colorati. Inoltre, dimostra maggior consapevolezza dei limiti del proprio corpo, è migliorato nell'espressione linguistica grazie all'accesso al simbolico attuato durante le sedute, manifesta una più spiccata propensione ad esprimersi attraverso le parole piuttosto che all'agire.
Io e il mio bambino ringraziamo gli operatori, Sabrina e Luca, e la neuropsicomotricista Silvia, per l'attenzione e la cura con cui svolgono il proprio lavoro, per rispettare il mio bambino nella sua unicità e per avergli fornito l'opportunità di esprimersi senza essere mai giudicato, per essere professionisti appassionati.

Mamma Antonella


sabato 2 novembre 2013

Pillole di saggezza, conoscenza o buon senso?



Premetto che oltre ad essere un “esperto del settore”, sono genitore e sono molto più intransigente come mamma che non come professionista. Mi sono chiesta il perché e ho compreso che riguardo gli altri genitori ho la tolleranza e l’accoglienza sapendo che a volte si sbaglia per non consapevolezza, superficialità o errata valutazione….ma io questo non me lo permetto, ho cercato di imparare dagli “errori” degli altri e quindi l’unico ambito dove esce fuori il “giudizio” è proprio nei miei confronti: ogni cosa va vissuta, sentita, pensata cercando le mille sfaccettature ed i mille risvolti a cui poter esser pronti, d’altra parte ho sentito una infinità di volte “meglio prevenire che curare” e istintivamente, intuitivamente l’ho fatto mio, ancor prima di incontrare quella meravigliosa creatura che avrei stretto tra le braccia questo detto era scritto nel mio DNA.
Credo non ci siano ricette precostituite per fare il genitore, esistono cose più giuste di altre e quelle più erronee delle stesse ma talune appaiono proprio legate al buon senso più che al dialogo creato con nostro figlio/a. A volte uno stimolo, essere indirizzati, sostenuti, creare confronto può rendere più consapevoli del proprio percorso psicoeducativo…si, percorso! Perché è in evoluzione ed in crescita ed ogni occasione di incontro e scontro sarà opportunità di maturazione ed approfondimento sulla conoscenza di sé e di nostro figlio/a.
Alcune cose sono proprio di buon senso, ma se non ci siamo mai fermati a pensarci non sono così scontate: gentile signora e signore, state insegnando a vostro figlio a non dare confidenza agli estranei, a non seguirli se dicono di conoscere mamma o papà, a non accettare caramelle dagli sconosciuti? …allora perché fate girare vostro figlio con una bella maglietta nuova nuova, fatta fare apposta per lui con il suo nome bello in evidenza?
Non pensate che questo renda le cose più facili ad un malintenzionato creando il legame ed alleanza necessari che si può creare solo quando si chiama qualcuno per nome proprio?
Naturalmente le motivazioni valide per le magliette con il nome, perché non dovrebbero essere valide anche per le foto pubblicate su fb? Momenti di intimità familiare di piccoli pargoli che evidenziano il loro legame e le esperienze fatte con mamma e papà! “Così riesco ad essere individuato ancor meglio che per il mio nome!!! Sono orgoglio di mammà e papà e questo è un bel ricordo di uno spezzone di vita vissuta…” Ottimo per evidenziare possibili punti di incontro anche con uno sconosciuto!
Poi crescono…gli insegniamo a rispettare le regole, ad essere ligi alle autorità….fino a quando a 10 anni non gli apriamo il profilo su fb contravvenendo alle norme della polizia postale e mentendo sulla data di nascita perché altrimenti non sarebbe possibile!
Non pensiero pessimista ed anzi fiduciosi e speranzosi nell’animo umano che ha infinite risorse e forte spirito di sopravvivenza, ma sappiamo anche che il “mulino bianco” dura i tempo di una pubblicità e che invece il ruolo di educatore dura una vita intera e se piccoli spunti di buon senso possono preservare dall’incauta leggerezza, allora ben venga aver perso questi pochi attimi a leggere, esser stati più cauti e rispettosi del divenire nostro e dei nostri bambini per preservarli e tutelarli.
Buon senso a tutti,
S.A.

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