Quella che sto
per raccontarvi è la storia di una seduta di pratica psicomotoria educativa
e preventiva tratta dall’esperienza
trascorsa presso l’ARCA lo scorso anno (2012-2013)
I nomi sono
inventati per rispettare la privacy.
“Sono le quattro
e mezza, tra poco i bimbi arrivano e io sto preparando la stanza per loro.
Ecco il vocìo,
stanno arrivando accompagnati chi da mamma, chi da papà, chi dai nonni.
Li sento in sala
di aspetto, si cambiano in fretta e indossano i calzini antiscivolo, fremono,
mi aspettano, sono carichi.
Apro la porta
della stanza e li accolgo, mi vengono incontro gioiosamente, hanno tante cose
da dirmi, sono impazienti. Dico loro che la stanza magica dei cuscinoni
colorati è pronta proprio per loro, oggi
ho preparato una sorpresa. I loro volti si aprono in un bellissimo
sorriso, la curiosità e la meraviglia dipingono i loro occhi.
Si mettono
subito in fila, sanno che, per prima cosa, ci si ritrova nel luogo dei saluti.
Entrano
ordinatamente e vanno a sedersi sul
tappeto del luogo dei saluti.
E’ un luogo
importante dove i bimbi si sentono e vengono contattati fisicamente ed
emotivamente: ognuno viene salutato con un benvenuto e chiamato col proprio
nome a sottolineare la considerazione e la presa in cura della sua Persona, c’è
chi “batte un cinque”, chi mi dà la mano come gli adulti, tutti personalizzano
il proprio benvenuto. E’ un momento di decompressione tra ciò che hanno vissuto
prima nella giornata e ciò che vivono ora nella stanza. Ciascun bimbo
interviene spontaneamente e liberamente raccontando di sé o di quello che li ha
toccati durante la giornata, io li accolgo e rimando loro le emozioni vissute
“E’ importante per te vero quando giochi con la tua mamma?” Eh già, è proprio
così”,mi risponde Paolo, si sente accolto e si siede soddisfatto.
I bambini
ricordano in maniera autonoma le regole: non ci si fa male e non si fa male
agli altri, ormai le hanno fatte proprie e non c’è bisogno di richiamarli a
ricordarle. Con l’eperienza delle sedute precedenti, vivendo in un contesto di
libertà e autonomia, hanno interiorizzato delle regole importanti di rispetto e
cooperazione.
A questo punto
sono impazienti, stanno investendo con lo sguardo il muro di cuscinoni che ho
preparato per loro, c’è una novità: il muro è più alto del solito, ho aggiunto
una difficoltà in più; “ Sembra un grattacelo” dice Martina, “E’
altissimo”gridano eccitati, “Eh si, voi siete abili e capaci nel distruggerlo
“intervengo io “Si, ormai sono grande e forte guarda che muscoli!” dice Marco.
Al mio via
partono e si dirigono verso il muro di cuscinoni distruggendo la torre creata
per loro in un moto liberatorio dove hanno la possibilità di scaricare le loro
pulsionalità motorie.
Passano poi al
gioco senso-motorio, saltano sui cuscinoni, si arrampicano sulla spalliera,
sperimentano ogni parte del loro corpo in un’esperienza di tipo sensoriale: si
dondolano,strisciano,fanno capriole, si fanno trasportare e vengono trasportati
sui drappi colorati.Escono grida di liberazione, di scariche emotive ed
energetiche, si fanno sentire, chi più, chi meno ognuno col proprio ritmo,
nessuno viene costretto a fare cose di cui non si sente, ognuno trova il
proprio momento per saltare, rotolare, o strisciare…è un esercizio per
abituarsi a con-tattarsi e sentirsi ognuno con la propria individualità.
“Guardami!” urla
Martina, la guardo e le faccio semplicemente da specchio “Come sei in alto!Oggi
hai scelto l’ultimo scalino!”, non c’è giudizio in queste parole ma solo un
rimando e,nel contempo, c’è presa di
coscienza da parte della bambina che aveva avuto il coraggio di salire in alto
nella spalliera, si sente rassicurata, ha preso coraggio, ha acquisito
informazioni preziose su di se, ciò ha notevoli riflessi sulla sua autostima, è
raggiante.
Piano piano la
scariche motorie ed emotive si esauriscono e si sente calma e tranquillità, i
bimbi passano naturalmente al gioco simbolico. Non c’è alcun materiale
strutturato, ci sono solo cuscinoni morbidi e drappi colorati, la fantasia è
l’ingrediente principale. Si lanciano in costruzioni fantastiche che
evidenziano tutta la loro creatività, i cuscini a volte diventano case, a volte
barche, a volte cavalli con carrozze, ci sono persino castelli col ponte
levatoio, l’acqua del fiume che scorre sotto è rappresentata da un drappo blu
per terra…la loro immaginazione non ha confini!
E’ incredibile
vedere come collaborano per creare tutto ciò, c’è armonia, cooperazione, hanno
imparato che non si distruggono le costruzioni degli altri e che per entrare
nelle casette degli altri è necessario chiedere il permesso.
C’è Giorgia che
ha bisogno di affermare la propria personalità e dice “Questo è mio e non si
distrugge!” E’ sano perché nelle sedute precedenti cedeva tutti i suoi
giochi ma rimaneva male, subiva le azioni degli altri…ora ha imparato che può
essere assertiva e affermarsi ma con rispetto.
Dopo aver avuto
la possibilità di distruggere, scaricare la loro pulsionalità motoria ed
emotiva nella prima parte della seduta, sono ora più disponibili al contatto
con l’altro in un clima di collaborazione e serenità, sono più liberi
emotivamente da ciò che avevano accumulato.
Arriva il
momento della storia, è una storia speciale raccontata in un modo speciale: non
si ascolta passivamente la lettura di un libro ma tutti sono coinvolti , a
turno, nel raccontare la storia: inizio io “C’era una volta una casa su una
collina dove abitavano due bambini…” e tutti i bimbi, a turno, completano la
storia facendo rivivere emozioni sentite in seduta o durante la giornata, così
facendo elaborano tutti i vissuti rendendoli vivi nella storia e non rimangono
intrappolati dentro loro.
“I bambini sanno che i mostri esistono, ma
nelle storie imparano che si possono vincere!”
Infine arriva il
momento del disegno e i bimbi aspettano pazientemente il loro foglio e
condividono i pennarelli: il foglio si riempie di colori, ancora una volta esce
tutta l’emotività dei bimbi su quel foglio: c’è chi dipinge il mostro che ha
combattuto nella storia, ora non gli fa più paura e può rappresentarlo, c’è chi
dipinge i fuochi di artificio a sottolineare l’esplosività della sua emotività
e la gioia che la pervade, c’è chi dipinge la mamma che ha tenuto nel suo
pensiero per tutta la seduta e che sa che ritrova alla fine dell’ora dietro
quella porta che l’aspetta; ancora una volta prendono distanza dalle loro
emozioni serenamente e le possono chiamare col proprio nome con consapevolezza.
E’ arrivato il
momento di salutarci, c’è chi, chiede se
l’indomani sarebbe stato ancora martedì per rassicurarsi del fatto che sarebbe
ritornato a fare psicomotricità, c’è chi non vuole uscire dalla stanza, sta
troppo bene lì…ma le voci delle mamme che si sentono fuori lo convince, la
mamma è sempre la mamma!
I bimbi escono
gioiosi, felici e ciascuno ha vissuto ciò di cui aveva bisogno in quella
giornata: c’è chi aveva bisogno di scaricare le tensioni, chi di rilassarsi,
chi elaborare la paura del mostro, chi rassicurarsi, chi acquisire autostima e consapevolezza
corporea….”
Nella
stanza magica e colorata dei cuscinoni ognuno ha il suo spazio e il suo tempo
per vivere la sua personale esperienza guidati da un operatore esperto che sa
cogliere ciò di cui hanno bisogno e il sorriso e la serenità con i
quali escono dalla stanza non ha eguali…
S. D.
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