Qualche anno fa, quando ancora non ero madre, sono rimasta
affascinata vedendo alcuni bambini e bambine praticare la psicomotricità
preventiva in una scuola dell'infanzia. Le maestre erano entusiaste... I
loro bambini e le loro bambine anche. Quando è nato il mio bambino, mi
sono interessata a questa pratica per capire quali fossero i benefici e
quali occasioni di crescita emotiva potesse offrire. Le risposte trovate
furono tutte positive!
Così, a tre anni, mio figlio ha iniziato questo avvincente percorso
che considera il movimento come un mezzo per armonizzare lo sviluppo
della persona, e non un fine, e ne ha tratto giovamento: sono state
prese in considerazione le sue peculiari caratteristiche e ciò lo ha
aiutato a sviluppare la propria creatività, intesa come piacere di
essere se stesso in mezzo agli altri, e a favorire la
comunicazione-relazione, come capacità di dare e ricevere, cioè di
essere soggetto riconosciuto in grado di mettersi in relazione col mondo
esterno.
Durante la settimana, prima di recarsi a psicomotricità, mi chiede
insistentemente quando sarà il giorno in cui potrà vedere i suoi amici e
giocare con loro sui cuscini colorati. Inoltre, dimostra maggior
consapevolezza dei limiti del proprio corpo, è migliorato
nell'espressione linguistica grazie all'accesso al simbolico attuato
durante le sedute, manifesta una più spiccata propensione ad esprimersi
attraverso le parole piuttosto che all'agire.
Io e il mio bambino ringraziamo gli operatori, Sabrina e Luca, e la
neuropsicomotricista Silvia, per l'attenzione e la cura con cui svolgono
il proprio lavoro, per rispettare il mio bambino nella sua unicità e
per avergli fornito l'opportunità di esprimersi senza essere mai
giudicato, per essere professionisti appassionati.
Mamma Antonella
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